Sono trascorsi ben 17 anni da quando nessuna squadra inglese approdò ai quarti di finale della Champions League. Dopo le eliminazioni di Chelsea e Manchester City nella fase a gironi, infatti, sono state fatte fuori agli ottavi del torneo più importante anche Manchester United ed Arsenal, estromesse rispettivamente da Real Madrid e Bayern Monaco. Le migliori otto d’Europa sono, dunque, Bayern Monaco, Juventus, Real Madrid, Psg, Borussia Dortmund, Galatasaray, Barcellona e Malaga. Tre spagnole, due tedesche, una francese, un’italiana e una turca.
Il calcio d’oltremanica è stato cancellato proprio nell’anno della finale a Wembley e ora cercherà di consolarsi con le tre formazioni rimaste nell’Europa League, il Chelsea, il Tottenham e il Newcastle, che stasera proveranno a qualificarsi per i quarti di finale. Per il Tottenham la qualificazione è ad un passo contro l’Inter, mentre dovranno giocarsela fino alla fine i Blues e il Newcastle rispettivamente contro Steaua Bucarest e Anzhi. Magra consolazione per i sudditi di Sua Maestà che desideravano ammirare uno dei loro club nel tempio del calcio inglese, in finale di Champions League a maggio.
Le cause del flop sono molteplici. I debiti, innanzitutto, che ammontano a quattro miliardi in totale. Il calcio inglese ha accumulato spese da quando sono comparsi in Premier League sceicchi del City, produttori di gas russo, e cordate americane. Il fair play finanziario imposto dall’Uefa ha cominciato a fare le prime vittime (una di queste è il Malaga) e la crisi economica non permette più di scialacquare denari facili. L’alta causa, non meno importante: il calcio inglese non produce più molti giovani talenti interessanti e in un momento di investimenti meno opulenti è sicuramente uno svantaggio.
Infine, una terza causa potrebbe essere giustificata dal “disorientamento”, dalla sorpresa nella prima stagione fallimentare dopo tanti anni. In pochi se lo aspettavano, ma il flop doveva arrivare prima o poi. L’Italia ci è già passata. Un’annata negativa passeggera? Forse sì, forse no. Nel secondo caso i club inglesi dovranno trovare nuove soluzioni per risalire la china, magari investendo su buoni calciatori dal costo non esorbitante. L’Italia, nel suo piccolo, ci sta provando e un piccolo miglioramento, rispetto ai disastri nelle coppe europee delle scorse stagioni in cui spesso, a fatica, si superavano gli ottavi, si è avuto.
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